La vicenda della Ocean Viking – la nave battente bandiera norvegese e gestita dalla Ong SOS Mediterranee approdata carica di immigrati clandestini a largo delle coste italiane – ha creato uno scontro diplomatico tra Italia e Francia la cui responsabilità i media nostrani stanno attribuendo al governo italiano. Come sappiamo, il governo italiano aveva consentito l’accoglienza solo di donne bambini e persone bisognose di cure mentre aveva bloccato lo sbarco illegale di tutti gli altri. La Francia, in seguito a un accordo con l’Italia, aveva annunciato di far approdare a nave a Marsiglia. La narrazione dei media è che, ancor prima che lo sbarco avvenisse, il governo italiano abbia incautamente cantato vittoria pubblicamente rivendicando il successo della linea dura e che ciò abbia giustamente urtato il governo francese che aveva dimostrato grande sensibilità. E sarebbe per questo che, subito dopo, la Francia ha attaccato l’Italia affermando che sarebbe stata un’accoglienza eccezionale ma che per ripicca avrebbero sospeso l’accoglienza dei 3.500 migranti presenti in Italia ma da ricollocare in Francia secondo gli accordi (ancora non rispettati) e, soprattutto, che ci sarebbero state conseguenze nei rapporti bilaterali tra i due paesi.
La verità però è un’altra.
Macron, è bene ricordarlo, si trova oggi a gestire un governo senza avere una maggioranza parlamentare, stretto nella morsa di Marine Le Pen da un lato e Melenchon dall’altro. Con un Partito Socialista ormai scomparso e un Partito Repubblicano ormai ridotto ai minimi termini dall’avvento del nuovo partito Reconquete, dunque impossibili da usare come stampelle parlamentari. E così il presidente francese è costretto a ondeggiare di volta in volta a destra e a sinistra per restare a galla. Ritrovandosi però, di volta in volta, sotto attacco di una o dell’altra parte. Così è stato ad esempio in occasione dell’incontro a Roma con Giorgia Meloni, in seguito al quale la sinistra melenchonista ha ferocemente attaccato Macron per aver rivolto la parola a un leader di destra, sventolando i cari vecchi vessilli dell’antifascismo e dell’antirazzismo. Per rientrare dall’accusa di essersi spostato a destra, ha colto dunque l’occasione della Ocean Viking per riavvicinarsi alla sinistra nel nome della politica immigrazionista e della lotta alla destra della quale Giorgia Meloni oggi è icona assoluta stante il suo successo. Sfruttando le critiche arrivategli da destra per aizzare lo scontro con il governo italiano e riottenere le simpatie di quelle truppe parlamentari delle quali ha in questo momento bisogno per tenere in piedi la sua maggioranza ed evitare un ritorno alle urne.
Lo scontro con Meloni è dunque per Macron l’artificio perfetto per polarizzare il dibattito politico interno e, non riuscendo ad attrarre attorno alla sua figura, coagulare attorno a sé un consenso in opposizione a un nemico comune, isterizzando il conflitto. Una strategia che in Francia è nota essere tipica del presidente francese, adottata sia in fasi di crisi sociali come quelle dei gilet gialli e delle restrizioni Covid, sia nelle competizioni elettorali.