L’incontro di oggi a Parigi tra Giorgia Meloni e Emmanuel Macron è importante per molti motivi. Per i tanti dossier sui quali è necessario trovare una convergenza tra le due nazioni, a partire dall’immigrazione. Perchè arrivare alla costruzione di un asse tra Italia e Francia che si metta alla testa dell’Europa Latina è, come dico da anni, l’unica via per cambiare gli equilibri interni all’UE nonché il modello di sviluppo del progetto europeo. Ma anche perché la Francia è la chiave per determinare nel 2024 la prossima maggioranza al Parlamento Europeo.
Ai tempi della crisi Ocean Viking spiegai come il vero motivo alla base dello scontro fosse l’irritazione di Macron per il protagonismo internazionale della Meloni, diventata sempre più leader di riferimento dei movimenti conservatori europei con due conseguenze entrambe negative per il presidente francese:
- lo sgretolamento dell’impianto sul quale la Francia aveva costruito la marginalizzazione politica della destra, ossia la convinzione installata nell’opinione pubblica francese che la destra non potrà mai riuscire a governare;
- lo sgretolamento del cordone sanitario vigente a Bruxelles attorno alle destre e l’avvio dell’interlocuzione tra conservatori e popolari europei per valutare un’alleanza al prossimo Parlamento Europeo.
Ma la riuscita dell’operazione di ribaltamento della maggioranza in UE passa inevitabilmente dalla Francia. Il Parlamento europeo conta infatti 705 seggi, dunque per avere la maggioranza ne servono 353. Oggi la cosiddetta “Maggioranza Ursula” composta da PPE (176 seggi), socialisti (144) e liberali (102) ne conta 422, con in più la stampella dei verdi che ne hanno 71. Senza il PPE questa maggioranza salterebbe e una coalizione socialisti + verdi + sinistra radicale non avrebbe i numeri per ripristinarla.
I sondaggi attuali per il 2024 prevedono questo scenario: popolari in calo a 164 seggi, socialisti in calo a 135, liberali in netto calo a 81, verdi dimezzati a 38, estrema sinistra in lieve aumento a 44. Dall’altra parte, i conservatori di Meloni in forte aumento da 64 a 81 e l’altro gruppo di Salvini & Le Pen da 64 a 71. Oltre a partiti attualmente non iscritti a nessuno di questi gruppi come quello di Orban o nuove forze politiche che faranno per la prima volta ingresso a Bruxelles come la destra francese di Reconquete.
la Maggioranza Ursula avrebbe dunque numeri decisamente più risicati e soprattutto un grosso problema: una parte del PPE non vuole più farne parte. Ma anche se tutto il PPE si staccasse per allearsi con i conservatori, i loro 245 seggi non sarebbero sufficienti ad avere la maggioranza. Con l’apporto del gruppo di Salvini e Le Pen si arriverebbe a 316. Ancora non sufficienti. Sostituendo questo apporto a quello dei liberali il risultato non cambierebbe, arrivando a 326. Servirebbe dunque avere l’apporto di entrambi, così si avrebbe una maggioranza solida di quasi 400 deputati.
Ed ecco che arriva la questione Francia.
Il primo problema è che se alcune delegazioni del PPE già si alleano o dialogano nei propri paesi con le altre forze di destra (Svezia, Finlandia… ora anche Spagna) altre pongono ancora il veto, a partire proprio dai repubblicani francesi.
Il secondo problema è che il traino politico del gruppo europeo dei liberali, è proprio il partito di Macron il quale della lotta alle destre ha sempre fatto un cavallo di battaglia.
Ecco perché se la Francia oggi costituisce la chiave di volta per cambiare la maggioranza a Bruxelles, la Francia oggi costituisce anche il principale ostacolo per riuscire nell’obiettivo. Con due scenari che potrebbero però cambiare le carte:
- I repubblicani sono in crisi di voti e d’identità, crollati elettoralmente perchè buttatisi troppo al centro facendo fuggire una parte di elettorato verso Zemmour e l’altra verso Macron, cosa che ha portato a uno scontro interno che li sta spaccando in due e sta facendo crescere l’ipotesi che l’ala centrista vada nel partito macronista. Dunque nel prossimo Parlamento europeo i repubblicani potrebbero non esserci o esserci con una delegazione dai numeri ridotti ma più orientata in favore dell’accordo PPE-ECR.
- Macron non ha più la presa politica di prima perché in crisi di popolarità, a fine mandato e non ricandidabile. Dentro il suo partito è già iniziata la partita per la successione con i candidati di punta che fanno a gara per marcare le distanze dall’immagine del presidente francese e mostrarsi più di destra, cosa necessaria in vista delle elezioni presidenziali del 2027 visto che la sinistra francese è ormai stata fagocitata da Melenchon. I liberali nel 2024 potrebbero dunque dimostrarsi più aperti di quanto si possa immaginare a un’alleanza con la destra.
Ecco dunque che l’arrivo di Giorgia Meloni a Parigi si inserisce dunque in uno scenario politico francese molto instabile e potrebbe, paradossalmente, fare da acceleratore nel processo di ridefinizione degli equilibri politici d’Oltralpe e – di conseguenza – di quelli europei. Perché – considerato scontato il successo alle europee di Marine Le Pen – la deflagrazione dei Repubblicani, l’ingresso a Bruxelles di Reconquete e l’abbandono del “macronismo” da parte dei centristi renderebbero il progetto di una maggioranza di centrodestra in Europa tutt’altro che utopìa.